Se ne sta parlando fin troppo in questi giorni. Almeno, secondo i miei gusti. Ma aver visto ieri sera la prima (e per quanto mi riguarda ultima) puntata di Qui Radio Londra di Ferrara spinge anche me a dire qualcosa, un po’ sull’ipotetico Ferrara e un po’ sul tema trattato.
Ovviamente, per chi non avesse visto lo scintillante debutto del Giulianone, si è trattato di un bello spot pro-nucleare celato dietro al rispetto per le differenze culturali che esistono tra l’Occidente e un non meglio identificato “oriente”. Già. Perché secondo Ferrara l’oriente è uno e unico, ha una sensibilità comune e baggianate varie.
Ma non approfondiamo questo aspetto, preferisco quello estetico.
Per cinque minuti di trasmissione è stato inquadrato il suo faccione a schermo intero (si potevano contare le macchie sulla pelle e la parte del leone la facevano i suoi meravigliosi denti gialli). Ora, per quanto la bellezza non sia un criterio attendibile per la presenza in televisione (vedi Gad Lerner, che proprio un figo non è), vedere un Giuliano Ferrara in 21,5 pollici (cioè praticamente in scala 1:1) subito dopo cena NON concilia la digestione.
Vogliamo parlare poi della grafica? Sigla, studio, tutto in radica molto chic anni 40. Cioè Ferrara ci sta liberando dal fascismo. Verrebbe da citare Luttazzi, ma poi non vorrei incorrere in querele. Sono un codardo e guadagno – lordi in un mese – meno della metà di quello che prende il soggetto in questione per cinque minuti di sproloquio su rai1, quindi no, non lo paragonerò a nulla di offensivo. Mi metterò sul suo stesso piano: la critica intelligente (risate in studio).
Dette queste due cazzate a conferma del mio apprezzamento per il programma, parliamo del tema: l’energia nucleare.
Lo so, deluderò molti di voi, ma la mia opinione è che sia abbastanza inutile parlarne, almeno nella chiave di lettura con cui si sta guardando al tema ultimamente (ovvero il nucleare in Italia).
Perché?
Semplice.
Il nucleare in Italia non si farà mai, come ogni altra cosa proposta da un governo presieduto da Berlusconi. Così come non si farà mai la riforma della Giustizia, almeno non nella forma proposta da Berlusconi. Così come non si farà mai nessun ponte tra Messina e Reggio Calabria.
Mettiamocela via, è inutile parlarne. I progetti a lunga scadenza in questo paese non funzionano. Sono sessantacinque anni che facciamo progetti a breve e brevissima scadenza, tutti gli altri sono stati stravolti o cambiati in corso d’opera.
Abbiamo sempre l’alibi per fare le cose in fretta e furia, e male. Se l’alibi non c’è lo si trova o lo si crea (K., pace all’anima sua – si fa per dire – insegna).
Carissimi amici, elettori di centro destra e che credono ancora in quella cosa che Berlusconi ha fatto sua e ha chiamato la “politica del fare” per differenziarsi da tutto ciò che c’è stato prima (mettendo questo verbo, “fare”, sotto ai riflettori): ve lo chiedo con il cuore, senza intenti polemici. Che cosa ha fatto, di fatto, Berlusconi?
Dunque vediamo… le grandi opere? Quali? No. Sono tutte bi-partisan e/o imposte dall’UE e/o create e gestite dagli enti locali.
Grandi pianificazioni? Quali? Il progetto CASE in Abruzzo? Meglio non commentare gli esiti disastrosi (e preannunciati abbondantemente da qualsiasi architetto, ingegnere, urbanista con un po’ di buon senso e conoscenza della storia passata).
La riforma fiscale? Il “meno tasse per tutti” trasformato in “cazzi vostri se il vostro Comune non ce la fa e vi alza le aliquote, mica è colpa di Roma”? Lascerei perdere.
La riforma della Giustizia? Ma se è dal 1994 che dura il tam tam mediatico su questa benedetta riforma e nessuno ha fatto un cazzo.
La riforma della scuola? Quale preferiamo, quella della Moratti o quella della Gelmini? E se per quella della Gelmini mancano ancora tutti i decreti attuativi per renderla effettiva, per la riforma Moratti quali oggettivi miglioramenti sono stati riscontrati (ricordiamoci che gran parte di queste “riforme” in realtà applicava direttive europee, per cui se non le avesse fatte Berlusconi le avrebbe dovute fare Prodi o chi per lui).
Insomma.
Preoccupiamoci del Mondo, del Giappone in pericolo (e quando si parla di nucleare non basta essere agli antipodi per sentirsi al sicuro). Preoccupiamoci di pensare a politiche energetiche COMUNI a tutti, serie e attuabili. Non preoccupiamoci delle possibili infiltrazioni mafiose, dello spreco di soldi pubblici e dei molteplici problemi legati al nucleare. Non lo faranno mai.
Almeno spero.
In ogni caso è bene andare a ribadirlo, il 12 giugno (e anche qua, speriamo che Maroni decida di farci risparmiare un po’ di soldi facendoci andare alle urne una volta per due).
Ah, già che siamo in tema: ribadiamo pure che l’acqua è di tutti, che fa sempre bene.
Vabbè sul legittimo impedimento non mi pronuncio, ho finito la carta igienica.